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  • FINALE DI PARTITA - NOTE
    Nel 1976 ho recitato il testo teatrale di Samuel Becket Finale di partita[1] nel ruolo di Hamm, il personaggio principale della pièce. Da allora non ho più dimenticato lo sconcerto di quei dialoghi, in apparenza vuoti e privi di senso, ma profondamente rivelatori di gran parte della nostra realtà.

    Nell’accingermi al progetto di questo lavoro sulla pubblicità, mi é venuta immediata l’associazione fra l’evidente non senso di molti suoi messaggi e quel testo emblematico. Per questo ho voluto intitolare le mie opere Finale di partita, con l’intento di rendere anche un omaggio al drammaturgo irlandese.

    Il ciclo di lavori Finale di partita, nel suo complesso consta di milleuno pezzi: ottocento di dimensioni medie 23 x 30 cm, duecento di dimensioni medie 30 x 45 cm ed uno di 53 x 40 cm. Le mille opere sono costituite dalle pagine pubblicitarie, singole o doppie, prelevate dalle più diffuse riviste italiane pubblicate fra febbraio e agosto del 1995. Ad esse si aggiungono, registrati dalle TV italiane nello stesso periodo, circa cinque ore di messaggi pubblicitari in versione audio e circa ottanta minuti in versione video.

    La mia attenzione si é però focalizzata principalmente sulle pagine delle riviste, che ho elaborato con interventi di scrittura e poi applicato su cartoncino. Su di esse ho trascritto brevi frasi estratte a caso, da libri presi senza cura ed aperti casualmente. In talune circostanze, ne é scaturito un effetto mordacemente inaspettato per il particolare abbinamento tra la frase scritta e la pagina pubblicitaria. In altre, la loro incongruenza ha generato sconcerto e mancanza di senso, come nel dramma di Samuel Beckett. Le opere così ottenute sono state poi plastificate affinché, inserite in una “teca”, le “sacre reliquie” del nostro tempo siano trasmesse a futura memoria.

    Con il mio intervento di scrittura, non mi sono proposto di annullare le pagine pubblicitarie; mi sono limitato ad inserirvi una presenza anomala, un “virus” che ne alteri e sospenda l’accurata struttura seduttiva ed inneschi nell’osservatore, ormai passivo, il processo del dubbio indagatore.

    Per quanto concerne gli elementi di casualità volutamente introdotti, essi sono stati inseriti allo scopo di rendere più precaria la compagine del mio lavoro, in opposizione a quella fortemente organizzata della pagina pubblicitaria. Ne é quindi emerso un approccio debole, soggettivo e governato anche dal caso, in antitesi a uno forte, pianificato e di sistema.

    Con Finale di partita non ho inteso mettere in stretta relazione l’arte con la cultura di massa, ma porre in evidenza il cinismo e la seduzione che si celano dietro taluni suoi irrazionali e pervasivi aspetti che, imposti e diffusi dalla irriducibile logica del profitto, si riversano sulla gente per condizionarne le scelte economiche, favorendo nel contempo lo sviluppo di valori effimeri.

    Detto ciò, non ritengo che questo lavoro sia totalmente ascrivibile alla cosiddetta denuncia sociale, lo considero piuttosto una sensibile riflessione sulla quotidiana convivenza con la pubblicità, spesso vissuta come modello per le scelte di vita. Senza volerle attribuire più colpe di quelle che le competono, é ovvio che, la sua azione abbia corroborato, e tuttora alimenti, lo sviluppo di una “realtà” distorta, ingannevole, illusoria, dove l’individuo viene adescato e vale solo se partecipa, al gioco seduttivo delle merci, da consumatore disponibile e acritico.

    In opposizione a questi avvilenti fatti ho sentito il bisogno di agire il mio irrinunciabile ruolo artistico, pur consapevole della scarsa efficacia che esso possa avere sulla realtà.

    In chiusura desidero ringraziare il personale delle Biblioteche L. Mastronardi e G. Cordone, di Vigevano, che mi ha facilitato l’utilizzo dei libri occorsimi.

    Ottobre 1995, Luigi Dellatorre

                                                 
    Testo in catalogo personale Finale di partita, edizioni 1996 e 1998.

    [1] La rappresentazione teatrale di Finale di partita di Samuel Beckett, per la regia di E. Crivelli, si é tenuta nei teatri Gi-Fra (aprile) e Cagnoni (giugno) del 1976 a Vigevano (PV). Recensioni di R. Rivolta pubblicate da L’Informatore Vigevanese il 15 aprile pag. 9 e il 3 giugno pag. 11.