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    ACCANTANDO: ABBAGLIAMENTO DA IPERVISIONE
    Prima dell'invenzione della fotografia, soltanto l'Arte sapeva e poteva produrre immagini; ma con la nascita e lo sviluppo della fotografia, quel monopolio si è drasticamente interrotto.

    La fotografia è stata la prima di una serie di invenzioni volte alla produzione di immagini - statiche o dinamiche - la cui grande diffusione ha originato la cosiddetta "Cultura delle immagini", che ha radicalmente modificato la percezione della visione umana e il suo immaginario visivo, in termini di: quantità, qualità, senso e dinamismo; fino a giungere all'attuale prodigiosa ricchezza di immagini che ci permette di affermare che ora, tutto è visibile... o quasi.

    Un aspetto deleterio affligge, però, questa immensa ricchezza visiva; ed è la sua effimera durata, perché le immagini sono rapidamente rese obsolete e scalzate dal sopraggiungere di nuove immagini, in una strenua lotta di ipertrofica produzione e vorticosa sostituzione, che impegna gli occhi e le menti di chi le guarda: perlomeno quelle di coloro che non vivano solo la dimensione dell'attimo o della superficialità.

    Da anni, lavorando ai cicli di opere Accantando[1], ho posto molta attenzione all'esponenziale aumento delle immagini prodotte a livello globale, ed ho avvertito la paradossale sensazione che questo nostro tempo così ricco di immagini - invece di agevolare l'incremento della nostra capacità di visione - potrebbe condurci alla cecità per abbagliamento da ipervisione.

    Ovviamente, la cecità di cui parlo è solo metaforica; un traslato artistico che, in ogni caso, ha un forte legame con la realtà di tutti noi che, quotidianamente, vediamo una straordinaria quantità di immagini - statiche e dinamiche - da non essere più in grado di elaborarle adeguatamente, per cui ciò che guardiamo si dissolve già sulla retina, come in un processo di sospensione della visione causato da un forte abbagliamento.

    L'insieme del ciclo di opere Accantando: abbagliamento da ipervisione è costituito da cento opere bidimensionali realizzate fra agosto e settembre 2015, di cui: quaranta da 100 x 140 cm, quaranta da 70 x 100 cm e venti da 30 x 40 cm. Tutte queste opere sono degli esemplari unici da produrre con stampa digitale.

    Settembre 2015, Luigi Dellatorre

    [1] Dal 2008 ho attivato la pratica dell'Accantando - forma gerundiva del neo verbo accantare: mettere accanto - pensiero ed azione artistica che esalta una realtà plurima, instaurando una continuità tra un passato ed un presente che si schiude al futuro. I testi di riferimento sono: Accantando, di L. Dellatorre, 2008; Uno di due. Due di niente. Gli esiti della pratica dell'accantando nella ricerca artistica di Luigi Dellatorre, di R. Gasparotti, 2008; Accantando (greetings from the world), di L. Dellatorre, 2009; Tutti i santi del calendario, di L. Dellatorre, 2010; Accantando goes on..., di L. Dellatorre, 2011.