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    LUIGI DELLATORRE
    Secondo Franzoso la ricerca non oggettiva di Luigi Dellatorre - risalente alla prima metà degli anni Novanta - inizia dopo un travagliato periodo di esperienza culturale e pratica, con una serie di sperimentazioni di ordine composito. Successivamente l’artista, da sempre attento all’evolversi della società contemporanea, ha rivolto la sua attenzione ai mass media con acute analisi, quasi satiriche, degli eventi da loro presentati; soprattutto è la televisione a diventare, più di una volta, il soggetto e la protagonista del suo lavoro artistico. Il frenetico ricercare di Dellatorre lo porta a trasformarsi, come sottolinea per prima Francesca Alfano Miglietti nel testo del 1995, in un artista hacker.

    Nel 2008 nasce la serie degli Accantando, parola che, come spiega l’artista, trae origine da una ipotetica forma gerundiva del “neo verbo” accantare. Secondo Dellatorre, “oltre ad esemplificare il reale disporsi accanto delle immagini nelle opere, il termine evoca altresì lo scorrere del tempo necessario a realizzare tali lavori, suggerendo la continuità che si instaura tra un passato ed un presente che si schiude al futuro”. E’ con questa idea di base che presenta l’Installazione sonora Accantando: ciao Pino del 2012.

    Dellatorre espone, letteralmente, l’essenza di Giuseppe Franzoso, attraverso le sue stesse parole e passioni, con la trascrizione di un’intera lezione di storia dell’Arte tenuta da Franzoso il 17 Aprile 1993 e l’abbinamento del sonoro della voce di Pino. E proprio la trascrizione della lezione costituisce il tempo reale che Luigi ha dedicato alla memoria di Franzoso e al suo personale tributo.

    Molti sono stati, negli ultimi anni, i “progetti artistici” di Dellatorre: le performance, le video-istallazioni, le sculture composite, le manipolazioni digitali di immagini di vita reale trasformate in opere d’arte, tutte espressioni di un estro e di una particolare sensibilità ai fatti della vita sociale, che gli si sono cuciti addosso divenendo quasi un “marchio di fabbrica” riconosciuto.

    Luglio 2012, Federica Rabai

    Testo in catalogo Evoluzioni. Omaggio a Giuseppe Franzoso, 2012